Storia

La storia di Volkswagen in tre auto

Scritto da Tom Flanagan | 26 settembre 2019 | Aggiornato il 25 maggio 2022


Volkswagennon è solo una casa automobilistica – ha contribuito a creare un precedente in cui l’estetica incontra l’innovazione, dove accessibilità e convenienza non vengono mai messe in secondo piano. Abbiamo fatto una passeggiata lungo il viale dei ricordi con il nostro esperto di auto d’epoca, Sander Houdel, ripercorrendo la storia dei modelli Volkswagen più iconici.


Dopo le controverse origini di Volkswagen, nata da un’idea del governo tedesco nel 1937, il marchio è riuscito a crescere e a reinventare la propria immagine. Oggi di proprietà della holding Porsche SE, alcune delle prime creazioni di Volkswagen rimangono ancora le più popolari.


Golf MK1

 

Per essere un’auto inizialmente considerata come sostituto a basso consumo di carburante per l’iconico Maggiolino VW, la Golf MK1 superò le aspettative. «La Golf è nata nel 1974 ed è stata un vero punto di svolta per Volkswagen» racconta Sander Houdel. «Fu la prima auto raffreddata ad acqua prodotta in serie per Volkswagen». Si trattò di un cambiamento significativo nell’approccio di Volkswagen, che aveva in precedenza utilizzato motori raffreddati ad aria (come ad esempio nel Maggiolino). Adottava inoltre la trazione anteriore, anziché quella posteriore, e segnava un’altra svolta rispetto ai precedenti modelli dell’azienda.


La Golf GTI fu pubblicizzata come la versione “sportiva” dell’auto – in una combinazione ottimale di velocità e sicurezza


Ma lo status di pioniere della Golf andava ben oltre le sue caratteristiche. Si guadagnò un fascino quasi simbolico dopo il suo esordio come mezzo veloce e conveniente, diventando particolarmente popolare tra i giovani negli anni ‘80 e ‘90. Gran parte di questo risultato si può attribuire al successo della versione “sportiva” – la Golf GTI. Nata da un progetto collaterale ideato da due ingegneri, che utilizzarono pezzi di ricambio e una serie di tattiche segrete per costruire l’auto, la GTI dimostrò che c’era grande richiesta per una vettura familiare che sfruttasse le prestazioni di una vettura più sportiva pur restando pratica e sicura. In effetti, questa versione della Golf ha il merito di aver coniato il termine “Hot-Hatch” – una berlina ad alte prestazioni. 

La Golf è ancora in produzione negli anni 2010 (attualmente alla sua 8ª edizione) e il modello ha superato il Maggiolino quale auto più venduta della Volkswagen. Meglio ancora, è una delle auto più vendute al mondo. 


Volkswagen Scirocco


L’insolita tradizione Volkswagen di chiamare le proprie auto ispirandosi ai nomi dei venti (la Golf si riferisce alla “Corrente del Golfo” e la Polo ai “venti polari”) è continuata con la Scirocco, che prende il nome da un vento mediterraneo che può raggiungere la velocità di un uragano. Sebbene la Scirocco non fosse destinata a raggiungere le stesse soglie di velocità, si inseriva nel panorama delle auto sportive.


«La Scirocco fu inaugurata nel 1974 per sostituire la Karmann Ghia» spiega Sander. «L’auto doveva essere più sportiva, sulla base della tecnica della Volkswagen Golf. Era un’auto popolare tra i più giovani per via del suo aspetto – è una coupé». E proprio come la Golf MK1, contribuì ad aprire la strada alla transizione della Volkswagen verso i motori raffreddati ad acqua.


La Scirocco combinava estetica e velocità, il che la rese una scelta popolare tra i giovani


Ciò che probabilmente fece la differenza nella popolarità della vettura fu l’abile design di Giorgetto Giugiaro. In precedenza, Giugiaro aveva già lavorato su vetture per Ferrari —che puntava al dominio del mondo— e Maserati, per cui si ispirò alla sensibilità per le vetture da corsa di questi marchi per caratterizzare il design della Scirocco. Un tettuccio slanciato e aerodinamico, un motore a quattro cilindri e ampio spazio interno contribuirono a rendere la Scirocco particolarmente attraente – e questo senza tutte le comodità moderne aggiunte nei modelli successivi, come il tettuccio panoramico e l’aria condizionata. Volkswagen ha gestito la produzione di questa vettura fino al 2017, ma la leggenda della Scirocco continua a vivere nel cuore degli appassionati. 


Furgoncino T2


Dopo il Maggiolino Volkswagen, solo un’altra auto è riuscita ad avere quel fascino così romantico e nostalgico: il furgoncino Volkswagen T2. Sinonimo della controcultura degli anni ‘60, questo veicolo dalla forma caratteristica nacque nella mente dell’importatore olandese Volkswagen Ben Pon, che delineò i progetti per un veicolo da carico impostato sulla scocca (telaio di base) del Maggiolino. 


Questi tipi di veicoli erano utilizzati da panettieri e commercianti, ma il T2 era progettato con l’idea di produrre un furgoncino che fosse più efficiente e desse importanza a comodità e spazio. «Il T2 è il successore del famoso furgoncino T1 a finestrini divisi. Il T2 aveva sospensioni migliori, più spazio interno e motori più grandi» spiega Sander. Inoltre, i motori erano posizionati sul retro (piuttosto che nella parte anteriore), il che rendeva più semplice la guida di questi furgoncini. Questo contribuì anche alla diffusione delle vetture tipo furgoncino nel mercato più tradizionale.  


Il T2 divenne famoso come “furgoncino hippy”


Per quanto riguarda il motivo per cui era così popolare nell’ambito della controcultura dell’epoca, Sander ha qualche idea. «Credo che fosse perché il T2 era economico, affidabile e facile da guidare. C’era anche molto spazio interno per un letto, una cucina, ecc. In definitiva era un furgone multifunzionale». La grande carrozzeria rendeva questa vettura la tela ideale per dipinti e decorazioni di vario tipo, contribuendo a renderla praticamente imperdibile. I furgoncini non sono più in produzione, ma se ti fermi ad un qualunque festival potrai sicuramente ammirarne uno decorato in colori pastello, con i suoi stravaganti fari ancora brillanti. 

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